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giovedì | 17-07-2025

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Centro Diurno “Isola che non c’è” ancora chiuso: “Le fragilità sono diventate invisibili”

BIBBIENA – Luglio 2025. A oltre un anno dalla chiusura, il Centro Diurno per persone con disabilità “Isola che non c’è” resta ancora fermo. E con lui si ferma anche la quotidianità di famiglie e utenti che, giorno dopo giorno, si ritrovano senza un servizio essenziale. Nessuna apertura, nessuna data ufficiale, nessuna risposta concreta. Solo silenzio.

“È nel modo in cui si gestisce ciò che non è obbligatorio che si misura la volontà politica. E in questo caso, quella volontà sembra del tutto assente”, è la denuncia netta dei consiglieri di opposizione della Lista di Comunità che da mesi seguono la vicenda, sollevando interrogativi e presentando accessi agli atti.

Il trasferimento del centro dall’ex sede alla nuova struttura dell’ex Tuttosicurezza, in zona Stazione, si è rivelato fin da subito problematico: un edificio senza spazi verdi, affacciato su una strada trafficata e con numerose carenze strutturali, come confermato anche dal verbale della commissione multidisciplinare del 17 gennaio.

“Avevamo sollevato dubbi già in campagna elettorale – ricordano i consiglieri – e oggi purtroppo quei timori trovano conferma: servizi igienici inadeguati, mancanza di riscaldamento, uscite d’emergenza non sicure. Eppure nessuno, in fase di valutazione, ha voluto vedere.”
Nel frattempo, il Comune ha risparmiato circa 24.000 euro di canone annuo per la vecchia sede. Ma quel risparmio non si è tradotto in nuovi servizi né in soluzioni tampone, lasciando le famiglie in balia dell’incertezza. La cooperativa Koinè, affidataria del servizio, ha cercato di garantire almeno due giornate settimanali di attività esterne per ogni utente e ha mantenuto attive alcune terapie occupazionali. Ma è chiaro a tutti che non può bastare.

“Non stiamo parlando di un servizio marginale – sottolineano ancora gli esponenti di minoranza – ma di un presidio fondamentale per l’autonomia, la socializzazione, la salute mentale e anche il sollievo delle famiglie. Eppure, da mesi, la risposta è solo una: silenzio.”
La situazione si è complicata ulteriormente quando è emerso che la ASL è stata chiamata a esprimersi su una possibile apertura in deroga, a conferma di come il progetto originario non fosse adeguato fin dall’inizio.

“Se il bando non risponde ai bisogni della comunità, chi governa ha il dovere di fare un passo indietro, correggere, cambiare rotta. Non può semplicemente lavarsene le mani”, attaccano i consiglieri della Lista di Comunità.
Il vero paradosso, sottolineano, è che l’amministrazione aveva scelto proprio di riportare il servizio sotto la propria gestione e nel proprio territorio. “E ora, proprio chi l’ha voluto, sembra disinteressarsene.”

Oggi, la richiesta è una sola: riaprire immediatamente il centro e restituire un servizio stabile alle famiglie. Ma la mancanza di una data ufficiale e il silenzio prolungato pesano come un macigno.

“Sembra che si parli solo di ciò che funziona, o che si vuole far apparire tale. Di tutto il resto, invece, si tace. Ma noi no. Perché qui non si parla di numeri o bilanci. Si parla di persone. E di fragilità che, per troppo tempo, sono state rese invisibili.”

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